Carcinoma a cellule squamose


E’ la forma più frequente di cancro orale e interessa più comunemente il sesso maschile tra 50 e 70 anni; i principali fattori predisponenti noti sono il tabacco in tutte le sue forme (sigarette, sigari, betel, tabacco da masticare) e l’alcool. Tra gli altri fattori ricordiamo le lesioni pre-esistenti (disordini potenzialmente maligni quali eritroplachia, leucoplachia, displasia lichenoide), i traumi cronici (e.g. da protesi dentarie incongrue, da denti scheggiati o fratturati o da alterata occlusione), infezioni batteriche, virali e/o micotiche, carenze nutrizionali, igiene orale scadente, esposizione a radiazioni ultraviolette, immunodeficit, fattori genetici, e sindromi sistemiche (e.g. discheratosi congenita, anemia di Fanconi, xeroderma pigmentoso).
L’aspetto clinico può essere molto variabile: dalla lesione proliferativa (neoformazione) di aspetto verrucoso e colore bianco-roseo/bianco-rosso, alla lesione erosiva-ulcerativa di aspetto crateriforme, con margini duri e rilevati, senza escludere eventuali lesioni di aspetto piano (macchia o papula) e colorito rosso (e.g. eritroplachia). Sintomi associati sono dolore, sanguinamento spontaneo, mobilità dentaria, parestesie, disgeusia, ma a volte le lesioni possono essere del tutto asintomatiche. Spesso il quadro clinico e la sintomatologia sono accompagnate dalla presenza di una linfoadenomegalia sottomandibolare e/o laterocervicale. Le sedi più comuni sono il labbro inferiore (soprattutto in pazienti con elevata esposizione ai raggi solari), la lingua, il pavimento orale, il palato duro, la regione retromolare, la mucosa geniena.
Una rara variante a bassa malignità del carcinoma orale a cellule squamose è rappresentata dal carcinoma verrucoso caratterizzato da un comportamento clinico differente sebbene siano tenuti in considerazione gli stessi fattori di rischio del carcinoma squamo-cellulare. Clinicamente, si presenta come una neoformazione a lenta crescita e aspetto vegetante, soprattutto a livello del labbro, del palato duro, della lingua o della mucosa geniena; può diventare localmente aggressivo se non trattato, senza determinare alcuna metastasi regionale o a distanza. Microscopicamente, questo tumore fu descritto da Ackerman nel 1948 ed è caratterizzato da una predominante proliferazione dell’epitelio cheratinizzato ben differenziato, con minima atipia associata ad un intenso infiltrato cronico infiammatorio.
Tutte le lesioni sospette, che non regrediscono dopo due settimane dalla rimozione dei potenziali fattori causali, vanno sempre sottoposte a biopsia e successivo esame isto-cito-patologico. In caso di conferma istopatologica, il percorso diagnostico si completa con la stadiazione della patologia secondo il sistema internazionale TNM mediante indagini strumentali, quali l’ecografia del collo (per verificare l’eventuale coinvolgimento linfonodale) la Tomografia Computerizzata (TC) senza e con mezzo di contrasto o la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) (per valutare l’estensione del tumore ai tessuti circostanti).
La strategia terapeutica del paziente con diagnosi di carcinoma a cellule squamose dipende da svariati fattori, quali la sede del tumore, lo stadio TNM, l’età e lo stato di salute generale del paziente. La terapia può includere la chirurgia (resezione della massa tumorale e ricostruzione morfo-funzionale dell’area interessata), radioterapia, chemioterapia o una combinazione di trattamenti. Molto spesso la diagnosi di carcinoma squamo-cellulare avviene in un momento tardivo quando la neoplasia è infiltrata nei tessuti circostanti o addirittura localizzata negli organi secondari (metastasi linfonodali, polmonari, ossee, epatiche e cerebrali), proprio per questo le stime di sopravvivenza a 5 anni sono molto basse. E’ fondamentale pertanto una diagnosi precoce.

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